Metti una sera di inizio primavera.
Metti Roma, l’imbrunire, i piedi stanchi, il volo in ritardo.
Metti uno di quei momenti con il cuore pieno in cui respiri felicità, inspiri meraviglia, butti fuori pensieri, trattieni vita.
Metti Gramsci per caso in borsa da leggere, metti la terrazza, la zona fumatori, e la prima sigaretta dopo otto mesi circa.
Metti due persone di spalle, lui alto e biondino, lei più piccola, leggiadra.
Metti che io e Gramsci, sull’angolino, ci separiamo un attimo perchè io sono rapita da quei due, li osservo che ordinano, pagano, si sfiorano, si guardano, sorridono, penso a quanto vivere al di là del mio, sopra, di fianco, addosso, vicino. Penso a quante storie, quanta bellezza, attenzione, quanti desideri, quanto mondo da sapere, condividere, ascoltare, abbracciare. Metti che d’improvviso si girano, mi guardano, e corrono ad abbracciarmi davvero, tutti e due, stretti stretti che quasi soffoco. Metti che sono un mio amico amico di qualche vita fa, e la sua sorellina, cresciuta (bene) nel frattempo. Metti che si siedono con me e che poi, con sei occhi che brillano, mangiamo insieme, e parliamo parliamo parliamo, di Gramsci che è lì con noi, del mondo, di tutta la bellezza intorno quando la sai vedere, di che bella è la vita quando l’averla vissuta un pò ti fa girare sulla terrazza di Fiumicino ed incontrare una bell’anima, che la conosci e la riconosci e ti riempie il cuore. Metti che ci sarebbe una vita da raccontare ma quella è troppa, sono dettagli, e che fai lì non importa, perchè sembra quel giorno, dieci anni fa, sempre lì a dirsi a presto, che bello averti conosciuto, che bello questo anno insieme a voi.
Metti che loro corrono via, che il volo lo debbono prendere, e metti che lo sappiamo che a presto non è, che poi non ci sentiamo non ci vediamo non ci organizziamo, e metti che è pure meglio che non sei più su facebook, che sono un’altra cosa questi incontri quà!
Metti, dopo, che ritorni sull’angolino, e continui a respirare denso, ancora più denso, perchè sono giornate così, dense.
Metti che suona il cellulare, e che sul display al posto di un nome, uno di quelli che ti potresti aspettare adesso, visto il ritardo e visto chi non hai avvertito, compare una frase tra virgolette registrata tempo fa, dopo l’ennesimo telefono perso, rotto, rubato, quando dire così aveva ancora senso, perchè l’amore era vivo sotto la rabbia e sopra la evidente disperazione.
Metti che guardo il display, e che quella frase, “senza tempo senza memoria vai a farti fottere incosciente”, oggi, con il cuore così pieno e così in alto, mi fa sorridere di me, di te, di che imbecilli siamo stati, di quanto male si respirava allora. Metti che mentre guardo il display ed ascolto un pò della melodia di Vecchioni che sembra, ma non è, fatta apposta, penso che non dovrei rispondere, o forse sì.
Metti che penso, a che punto siamo, di questa storia?
Metti che forse dovrei essere solo distante, o forse dovrei dire una serie di parolacce subito, al posto del pronto che tanto ormai il pronto? è fuori modo, voglio dire lo so già chi sei. Metti che tutti questi pensieri, insieme alla frase tra virgolette ed alla melodia di Vecchioni, ormai non mi fanno sorridere, ma singhiozzare come so singhiozzare solo io, quando ridere non mi è sufficiente e non mi basta l’aria.
Metti che allora rispondo ed il tono esce allegro, cordiale. Metti che, dentro di me l’ho sempre saputo, ho sempre avuto ragione io.
Metti che ascoltare, e non parlare, è stata la più naturale delle reazioni.
Metti che ho sentito tutto quello che volevo sentire.
Metti che non ne sono affatto stupita e metti che, metti che, metti che.
Ma che bella giornata.
Purtroppo, ma intendo per fortuna, io al nemico non gli somiglio nemmeno un pò!